| Salve a tutti, oggi è il giorno 8 luglio dell'anno del signore 2014, risulta che nemmeno questo mese sarà pagato alcunchè di quanto dovuto da questo Mi(ni)stero dei beni culturali. Cosa abbiamo sul tavolo? Nulla. Tranne alcune piccole cose che sarebbero gravi in una realtà normale, logica, ma che non hanno peso alcuno in questo gioco artefatto in cui spiace dirlo il sindacato, tutto, senza alcuna distinzione, recita il ruolo, classico, del convitato di pietra. Non venitemi a parlare di procedure amministrative legate ai controlli dei vari MEF e altri similari, squallidii, acronimi. Non è consentibile che da due anni, dall'introduzione del famigeratissimo cedolino unico cioè, rimaniate "sordi al grido di dolore" che da tante parti d'Italia si leva verso di voi. L'ottimo compagno Meloni ebbe a dichiarare che le indennità di turnazione e la perequazione in un assemblea svoltasi l'anno scorso a Napoli, per i lavoratori del MIBACT erano "sostanziali" in quanto questo Ministero, di cui si parla solo per i crolli e le altre nefandezze non imputabili al personale, era fra gli ultimi per il livello delle retribuzioni. Già questa è una stranezza, una eccentricità amministrativa. Perchè mai io devo guadagnare meno, ma molto meno, di un mio pari grado che è impiegato, ad esempio alle dogane o al Minintern, se il mio datore di lavoro in definitiva è sempre lo stesso, cioè lo Stato?? Cmq è un dato di fatto e allora? Neanche i pochi e maledetti sono subito, bisogna passare sotto le forche caudine dei controlli amministrativi, cosa che viene accettata con il crisma dell'ineluttabilità, è così e non ci si può fare nulla. Io non ne sono convinto. Sono convinto invece del contrario. Se ricordate l'anno scorso fu la chiusura per due ore del Colosseo una domenica che permise lo sblocco dei soldi. Ho proposto più volte su vari forum ed anche su questo la necessità indifferibile del sindacato di aver il coraggio di pensare ad altre forme di lotta , di contrasto, allo strapotere della controparte. Se ad esempio si pensasse all'istituzione di un fondo di solidarietà che desse modo di sostenere lo sciopero con la chiusura di siti particolarmente importanti, penso allo stesso Colosseo, a Pompei, agli Uffizzi e simili, ma non per un giorno ma per periodi lunghi, non sarebbe queste una formidabile arma da impugnare per il Sindacato che attualmente ha pochi o nulli strumenti di pressione? Se ad esempio si sbugiardasse subito un ministro come Franceschini quando dichiara che "precetterà" i colleghi custodi,( ma che precetti Franceschini se viene indetta unn'assemblea seguendo tutto l'iter previsto?) non sarebbe un segno di "esistenza in vita" per il sindacato? Vogliamo continuare a morire lentamente mentre l'intero patrimonio culturale si sta disfacendo sotto i nostri occhi? Io sono stanco di essere mortificato oltre che nella forma da questo Ministero anche nella sostanza, leggi pecunia. Veniamo all'ultimo dolentissimo punto relativo alla squallida vicenda della progressione per fasce. E' tutto opinabile e tutto come al solito fatto male, ma dov'era il sindacato quando si sono stabilite le regole? Ma ammettiamo anche uno sviluppo non previsto, un meccanismo non compreso, una distrazione, ammettiamo la buona fede insomma. Che senso ha allora una risposta di "panza chiena", di cosa che riguarda il 25 % dei lavoratori e simili banalità? E' stato indetta una procedura stabilita da amministrazione e sindacato? Si sono fissate le regole per tale procedura? Sono state accantonate sui FUA degli anni 2010-11-12-13 le somme relative così come affermato dal direttore Guarany? E allora si deve pagare ai vincitori di tale procedura anche se fosse uno solo. Compito del Sindacato sarebbe quello di stanare l'Amministrazione dalle sue tattiche dilatorie ed obbligarla a pagare. I soldi non sono un optional, sono l'unico motivo, ormai aldi là di ogni retorico idealismo su missioni alle quali la maggior parte di noi non siamo affatto destinati, per cui lavoriamo. Non si può consentire allo Stato di essere un "cattivo pagatore!" senza diventarne in qualche modo complici.
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