Terremoto, capannoni "fuorilegge

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Libero Rossi
view post Posted on 31/5/2012, 07:27     +1   -1




Terremoto, capannoni "fuorilegge":
motivi alla base dei crolli: fabbricati edificati in aree in passato valutate non a rischio o - per quelli recenti - costruiti in violazione esplicita delle regole. La classificazione sismica del territorio è cambiata nel tempo e, di conseguenza, anche le norme tecniche, ma una struttura deve ottemperare solo a quanto disposto all'avvio del cantiere

L'anno di costruzione è la chiave per scoprire i capannoni "fuorilegge".

I motivi alla base dei crolli: fabbricati edificati in aree in passato valutate non a rischio o - per quelli recenti -...

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... costruiti in violazione esplicita delle regole.

La classificazione sismica del territorio è cambiata nel tempo e, di conseguenza, anche le norme tecniche, ma una struttura deve ottemperare solo a quanto disposto all'avvio del cantiere.

Divampano le polemiche sulle decine di strutture che sono crollate, lasciando sotto le macerie tanti, troppi cadaveri.

La magistratura si è, così, messa subito al lavoro e il procuratore capo di Modena, Vito Zincani, ha aperto un'inchiesta sui capannoni caduti, definendo "suicida la politica industriale a livello nazionale sulla costruzione di questi fabbricati".

L'indagine punta a verificare se siano state rispettate le norme antisismiche previste dalla direttiva regionale del 2003, ma anche se ci siano state negligenze o mancanze nella costruzione e nella progettazione e nel collaudo degli edifici stessi.

Cerchiamo di fare il punto della situazione con Gianfranco Pacchiarotta, coordinatore settore Affari generali dell'INAIL presso la Consulenza tecnica edilizia dell'Istituto.

Cominciamo a definire il quadro normativo...
"Si tratta di un quadro senza dubbio complesso. Questa tipologia di fabbricati deve adempiere, infatti, a diversi provvedimenti. Per quanto riguarda la sicurezza statica è ancora valida, nell'intero territorio nazionale, la norma 1086 del 1971 che stabilisce quali siano le regole da rispettare nelle costruzioni di edifici con struttura portante in cemento armato e acciaio. 'Parallelamente' a questa esistono diverse norme relative alla sicurezza sismica, specifiche per le strutture in aree ritenute a rischio di terremoto: norme che hanno avuto un'evoluzione veloce, spesso proprio a seguito di questi catalismi: come quello di San Giuliano di Puglia, nel 2002, o - più di recente - quello che ha devastato l'Abruzzo nel 2009".

Perché questa evoluzione delle norme? Che significa?

Questo cambiamento cosa ha comportato?

Perché permetterebbe teoricamente?

Tornando alla costruzione dei capannoni, quest'evoluzione legislativa cosa ha comportato?

Col cambio della classificazione di un territorio non si dovrebbero riadattare queste strutture?

Cosa si può dire delle tante strutture industriali crollate nel modenese?

L'altro caso?

Adesso cosa succederà per procedere alle verifiche?

Ma un datore di lavoro non deve disporre del certificato di agibilità, a garanzia della sicurezza della struttura?

Ma ha avuto senso - a distanza da una settimana, in una zona dove il territorio era ancora in fase di assestamento - concedere l'agibilità a tanti edifici che, dopo, sono crollati?

Leggi l'intera news sul sito dell'INAIL.





 
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view post Posted on 31/5/2012, 14:51     +1   -1




Schiacciati dalle fabbriche



Sono morti allo stesso modo, a Modena, schiacciati da capannoni di cartone, mentre lavoravano. Come una settimana fa, a Ferrara. Eppure era tutto in regola, giurano gli imprenditori. Soltanto una fatalità, come si dice sempre in Italia quando a morire sono gli operai.

L’Emilia non è L’Aquila: è una delle regioni più ricche del Paese, con un sistema economico dinamico ma delicato, che vive di distretti e di subfornitura. Non può fermarsi un attimo. Le aziende sono ripartite subito, dopo il sisma della settimana scorsa, perché i committenti ci mettono un attimo a rifornirsi in Cina se a Mirandola o San Felice la ditta è ferma. Un governo interessato alla crescita dovrebbe intervenire subito per evitare il collasso economico, ma anche chiedersi perché in una Regione così civile sembra normale che le fabbriche crollino sulla testa dei propri dipendenti, più fragili delle chiese del Cinquecento.

Sono sgradevoli le polemiche che seguono una catastrofe naturale. Eppure, dopo le scosse che ieri hanno devastato Modena e l’Emilia, bisogna riconoscere che negli otto giorni tra il primo e il secondo terremoto è stato sottovalutato ciò che stava succedendo, forse non c’erano stati abbastanza morti.

Televisioni e giornali sono stati occupati dall’attentato di Brindisi, poi da elezioni e scandali vaticani. La politica ha assicurato che l’Emilia si sarebbe ripresa in fretta ed è passata ad occuparsi di altro. Ma a fronte di danni per oltre 500 milioni di euro (da ieri molti di più), uno Stato pronto a buttare miliardi nel Tav è riuscito a trovare solo 50 milioni per gli aiuti. Quando i seimila sfollati nella Bassa emiliana hanno cominciato a percepire l’abbandono da parte delle istituzioni e il disinteresse del resto del Paese, i loro timori sono stati liquidati come espressione dell’italica propensione all’assistenzialismo. Ora gli sfollati sono tra 14 e 20 mila, la macchina dei soccorsi si è attivata come se si trattasse di una nuova emergenza e non di un’evoluzione di quella già in corso.

Il lutto nazionale proclamato dal governo arriva con una settimana di ritardo.

ilfattoquotidiano

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1 replies since 31/5/2012, 07:27   95 views
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