Dejà vu: dalli allo statale

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Libero Rossi
view post Posted on 5/9/2014, 07:54     +1   -1




E` EVIDENTE CHE DA ALMENO TRE LUSTRI PREPARAVANO QUESTO RISULTATO. HANNO ACCONTENTATO UN PO DI CAPORIONI PER PROCEDERE AL MASSACRO DELLA RIMANENTE CATEGORIA DEI PUBBLICI DIPENDENTI




In arrivo una nuova stretta per il pubblico impiego. I contratti degli statali, già bloccati dal 2010, rischiano di rimanere congelati fino al 2020. Un'ulteriore proroga rispetto al termine del 2017 deciso dal governo Letta. I sindacati sono già sul piede di guerra e si dicono pronti a opporsi "con tutti i mezzi" a un nuovo colpo per i dipendenti della pubblica amministrazione. Nel Documento di economia e finanza varato dal governo e pubblicato in versione definitiva non è prevista, infatti, alcuna erogazione di spesa per il rinnovo contrattuale. Al contrario, si legge nel Documento, "nel quadro a legislazione vigente la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche è stimata diminuire dello 0,7% circa per il 2014 per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3% nel 2018, per effetto dell’attribuzione dell’indennità di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018-2020". Nel Documento si prevede di pagare per il 2018 la nuova indennità di vacanza contrattuale relativa al triennio 2018-2020, finora congelata, perché non si ha in programma un rinnovo. Confermato anche il blocco del turn-over fino al 2017.

I sindacati non ci stanno - «Il rinnovo dei contratti - spiega Michele Gentile, coordinatore dei settori pubblici della Cgil - comporta un’uscita di spesa che nel Def non è prevista. Nulla si dice sul questo tema. Si va dunque verso un nuovo blocco. Se aggiungiamo a questo le voci sullo scioglimento dell’Aran, che è la sede del rinnovo dei contratti privatistici, quanto contenuto nel disegno di legge di riforma costituzionale in cui si parla di ’disciplina giuridica del rapporto di lavoro', la somma di tutte queste cose è che il governo vuole dare un ulteriore colpo al lavoro pubblico, dopo tutto quello che è successo dal 2008 in poi. Se questo è il quadro - conclude - una risposta del lavoro sarà assolutamente necessaria».
Per Antonio Foccillo, segretario confederale Uil «ancora una volta il settore del pubblico impiego sembra essere un vero e proprio bancomat da cui prelevare risorse. I tagli proposti dalla spending review, infatti, riducono una parte di spesa improduttiva, ma contemporaneamente eliminano funzioni e istituti importanti, così come la riduzione degli stipendi dei dirigenti che, se non verificata nelle scadenze, potrebbe generare enormi problemi. Inoltre, è inaccettabile che ancora una volta si blocchino i contratti dei dipendenti pubblici fino al 2020. In questo modo il contratto dei lavoratori pubblici sarebbe bloccato per dieci anni: era il 2010, infatti, quando sono stati bloccati i salari individuali e la contrattazione nazionale e decentrata. Non è più possibile continuare con questo andazzo e se non si corregge questa anomalia la risposta sarà molto ferma».

L'appello a Renzi - «È fondamentale che il governo trovi le risorse per i contratti del pubblico impiego. Quale statista chiede aiuto ai lavoratori per rivedere la spesa e poi dimentica il giusto diritto a un rinnovo?», sottolineano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, in una nota congiunta in cui chiedono al Governo Renzi un chiarimento immediato. «I Def hanno sempre colpevolmente omesso la programmazione delle risorse per le retribuzioni del pubblico impiego. Il punto è che quelle risorse vanno trovate», prosegue la nota. «Le lavoratrici e i lavoratori delle pubbliche amministrazioni hanno già subito una lunga pausa, persa una parte consistente del loro potere d’acquisto, e adesso il famoso differenziale tra pubblico e privato non può essere più utilizzato come un’arma. Un ulteriore blocco sarebbe inaccettabile e la nostra risposta non si farebbe attendere». «Rinnoviamo il nostro appello al Governo affinchè affronti la riforma della pubblica amministrazione e il riordino dei servizi ai cittadini, a partire dalla valorizzazione del lavoro pubblico. Pretendere che gli stessi lavoratori a cui si chiede uno sforzo di modernizzazione ed efficientamento, producano risultati mentre si impoveriscono e continuano a veder negate aspettative basilari come un rinnovo di contratti è un’inutile ingiustizia alla quale in caso di conferme - concludono i quattro sindacalisti - ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione».

Attached Image: madiate

madiate

 
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shadow600
view post Posted on 5/9/2014, 21:45     +1   -1




Se Alfano confabula con la Pinotti, vuol dire che c’è l’intenzione di trovare una soluzione positiva per il rinnovo contrattuale a favore degli statali in uniforme, mentre le altre categorie come la nostra vengono ignorate, perchè non facciamo paura al governo. Che fare? Qualche giornatella di sciopero generale sarà d’obbligo, con i cortei e le bandiere che fanno sempre la loro figura, ma sarebbe efficace contattare gli studi legali per cominciare a valutare la possibilità di promuovere un ricorso collettivo contro la decisione di prorogare il blocco dei nostri stipendi, che potranno rimanere congelati fino al 2020, se continueremo a dormire!
 
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shadow600
view post Posted on 6/9/2014, 20:37     +1   -1




pecoroni-italioti

Non dovrei insistere più di tanto, perchè mi accontento di ciò che ho e campo serenamente, ma desidero inviare un “pro memoria” agli asceti che non hanno nulla da commentare neanche su un argomento così importante, che riguarda le loro tasche:
“Chi lotta può anche perdere, ma chi non lotta ha già perso” (Ernesto Guevara).
 
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ISCRITTA
view post Posted on 7/9/2014, 18:56     +1   -1




biani
 
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shadow600
view post Posted on 7/9/2014, 20:19     +1   -1




A Brescia il simpaticone ha detto che nella P.A. (cioè noi) “ c’è grasso che cola: ora si tagli “. A chi si riferiva, forse al presidente del Senato che suda copiosamente? Oppure alludeva alle nostre costose retribuzioni che hanno trasformato la busta paga in busta vaga? Suvvia, baby, ripijate un po' e trova i quattrini per far campare dignitosamente tutti gli statali, altrimenti, ad aprire un museo o a cambiare il catetere ad paziente in terapia, ci vai tu con la Marianna. Di questo passo, pure Maria Elena la vedrei con un robusto paio di guanti a svuotare i cassonetti, se i monnezzari agitati incroceranno le braccia.
 
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Libero Rossi
view post Posted on 8/9/2014, 11:14     +1   -1




Renzi e Madia

© Sintesi Visiva

Commenti:  9 Si dice che continui la luna di miele tra il governo e il paese. Renzi se ne vanta, con quella vanità gonfia di vuoto che Musil definiva biblica. Fosse vero, si riproporrebbe un classico problema. Sa questo popolo giudicare? O forse ama essere irriso, deriso, abbindolato? Era meglio persino Monti (ci si passi l’iperbole), il nostro cancellier Morte (parola del Financial Times, che ebbe modo di assimilarlo al rigorista che spianò la strada a Hitler). In pochi mesi Monti rase al suolo la parte più indifesa del paese, ma almeno non vestiva panni altrui. Renzi non fa praticamente altro che infinocchiare il prossimo, con quella sua faccia di bronzo da bambino viziato e prepotente.

Le balle più odiose riguardano ovviamente la riduzione delle tasse (gli 80 euro per i quali si ribloccano i salari del pubblico impiego). Nonché la difesa di ceti medi e lavoro dipendente. In realtà il governo colpisce duro entrambi.

Nei diritti (è vero, l’art. 18 è un simbolo: poi c’è la sostanza, come dimostra questa novità del manager scolastico che arbitrerà le carriere dei colleghi a propria discrezione). Nelle tutele (persino l’Ocse segnala che la «riforma» Poletti esagera con la precarietà). Nei già esangui redditi. Tornano i tagli lineari, vergognosi in sé, e tanto più perché valgono a sostenere l’indifferenza tra bisogni essenziali (la salute, la formazione, la vita stessa) e sprechi veri, a cominciare dalla scandalosa spesa militare. E torna – per la quinta volta – il blocco degli scatti nelle retribuzioni dei dipendenti pubblici. Non una porcheria: un vero e proprio furto.

Hanno lor signori idea di che significhi di questi tempi in Italia per milioni di famiglie, specie al Sud, perdere mille euro l’anno? Certo, per chi ne guadagna quindicimila al mese o più, è una bazzecola. Per molti invece è un dramma, come dimostra quel 5% di famiglie (l’anno scorso era appena l’1%) costrette a indebitarsi con banche e finanziarie per comprare libri e corredo scolastico. Anche di quella che continua a chiamarsi scuola dell’obbligo.

Il peggio è la motivazione fornita cinicamente dalla ministra Madia. «Non ci sono risorse». Il che può tradursi in un solo modo: «Per questo governo sono intangibili rendite e patrimoni, pur in larga misura accumulati con l’illegalità» (leggi: elusione ed evasione fiscale).

Ora finalmente chiediamoci: che razza di governo è mai questo? Chiediamocelo senza guardare alle etichette, badando alle cose che fa e progetta, dalla politica economica alle scelte internazionali, dalla controriforma del lavoro a quella della Costituzione.

Chiediamocelo noi. Ma se lo chiedano prima di tutti seriamente sindacati e politici. La Cgil minaccia mobilitazioni in difesa del pubblico impiego. Vedremo. Parte del Pd mugugna e medita di dar battaglia sull’art. 81 della Costituzione. Vedremo. Ma all’una e all’altra suggeriamo di guardarsi finalmente dall’errore che ci ha portati a questo stato.

Non c’è più tempo per traccheggiare. Ne va della loro residua credibilità, ma soprattutto della vita di milioni di persone.
 
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5 replies since 5/9/2014, 07:54   374 views
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