Applicare la riforma Brunetta ecco il grimaldello del governo per scardinare l’ultimo tabù

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view post Posted on 30/12/2014, 14:38     +1   -1




Applicare la riforma Brunetta ecco il grimaldello del governo per scardinare l’ultimo tabù
(ROBERTO MANIA).
di triskel182

il-licenziamento

ROMA – Lo scarso rendimento come motivo di licenziamento di un lavoratore è stato tolto dal Jobs Act ma potrebbe rientrare dalla finestra e paradossalmente provenire dal pubblico impiego. Insomma a fare da battistrada sarebbe proprio la pubblica amministrazione in una inedita inversione dei ruoli tradizionali tra lavoro privato e lavoro pubblico. La partita tra favorevoli e contrari si giocherà tutta in Parlamento da febbraio nell’esame del disegno di legge delega per la riorganizzazione della pubblica amministrazione, “il Madia”, come l’ha chiamato ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la conferenza stampa di fine anno.
Quale sia la linea del governo sembra sufficientemente chiaro. Renzi: «Io sostengo che vada cambiata la norma sul pubblico impiego, si può prevedere anche lo scarso rendimento nel pubblico impiego. Le regole le vedremo a febbraio.

Devono esserci le condizioni per mandare a casa i fannulloni». Definito l’obiettivo, si tratterà di fissare la strategia, con cautela però perché i tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici votano come gli altri, e la guerra ai fannulloni scatenata da Renato Brunetta non ha portato consensi al centrodestra. Anzi, gli statali sono diventati il più ampio bacino elettorale del Partito democratico.
A Palazzo Chigi, finora, la questione non è stata nemmeno esaminata. Tra pochi giorni si aprirà la battaglia per il Quirinale e Renzi non ha alcuna intenzione di offrire argomenti alla minoranza del suo partito. Nessun nuovo polverone adesso mentre cala lentamente il sipario sull’articolo 18.
La questione — è evidente — è tutta politica. D’altra parte le stesse “regole di ingaggio” dei tecnici che hanno scritto il decreto delegato sul contratto a tutele crescenti non prevedevano alcuna estensione al pubblico impiego. Questione possibile ma assai complessa per la natura del lavoro pubblico, perché vi si accede per concorso, perché il datore di lavoro è lo Stato e non un imprenditore privato cittadino. Nella stesura della riforma del mercato del lavoro, dunque, si è sempre pensato al lavoro privato, come hanno dichiarato i ministri della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, e del Lavoro, Giuliano Poletti, ma questo non esclude affatto che nel provvedimento che riforma l’organizzazione della pubblica amministrazione possa entrare una norma specifica sui licenziamenti per scarso rendimento. Probabilmente anche per questa ragione nel decreto sul Jobs Act non è stato fatto alcun riferimento al lavoro pubblico, con un rinvio ad un provvedimento specifico, come nel passato era stato invece fatto, dalla legge 30 dell’allora ministro Maroni alla stessa riforma Fornero. In teoria, però, è già previsto il licenziamento per scarso rendimento nel pubblico impiego. Lo stabilisce la riforma Brunetta del 2009 che su questo punto è restata del tutto inapplicata. «È rimasta lettera morta — secondo Michele Gentile, coordinatore dei Settori pubblici della Cgil — a causa del mancato rinnovo dei contratti». La stessa legge e un accordo del 2009 tra governo e sindacati (senza la Cgil) rinviavano infatti tutta la questione della produttività nel pubblico impiego ai rinnovi contrattuali che da allora non sono mai stati rinnovati. Blocco mantenuto anche dal governo Renzi al- meno fino al 2015. La norma, in ogni caso, è abbastanza chiara e parla di «insufficiente rendimento ». Recita il punto 2 dell’articolo 55-quater del decreto legislativo n° 165 del 2001 integrato dal decreto 150 del 2009: «Il licenziamento disciplinare è disposto, altresì, nel caso di prestazione lavorativa, riferibile ad un arco temporale non inferiore al biennio, per la quale l’amministrazione di appartenenza formula (…) una valutazione di insufficiente rendimento». Il problema è che a decidere dovrebbero essere i dirigenti sulla base anche delle disposizioni contrattuali applicative («ai sensi delle disposizioni legislative e contrattuali») che, come detto, non sono mai arrivate. Quindi per rendere operativa questa norma si dovrebbero rinnovare i contratti oppure cambiarla con una disposizione direttamente applicabile. E in un secondo momento trasferire la regola al settore privato. Una strada tortuosa che il governo Renzi potrebbe comunque decidere di imboccare.

Da La Repubblica del 30/12/2014.


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