Franceschini il "riform-attore"

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Libero Rossi
view post Posted on 20/1/2016, 07:50     +1   -1




Dopo l’accorpamento delle Soprintendenze ai beni architettonici con quelle dei beni storico artistici, ora anche le soprintendenze ai beni archeologici faranno parte di un unica soprintendenza. E’ questo la novità principale della seconda fase della riorganizzazione del Mibac. Il Ministro Franceschini ha presentato questa seconda parte del progetto di riforma ai componenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato riunite ieri. Un unica Soprintendenza e quindi un unico centro decisionale ma contemporaneamente una maggiore presenza sul territorio; passando per esempio per l'archeologia dalle attuali 17 Soprintendenze Archeologiche alle nuove 39 soprintendenze unificate (a cui si sommano le due soprintendenze speciali del Colosseo e di Pompei per un totale di 41). La nuova articolazione territoriale, che secondo il ministro "realizza una distribuzione dei presidi più equilibrata ed efficiente", ha spiegato, "è stata definita tenendo conto del numero di abitanti, della consistenza del patrimonio culturale e della dimensione dei territori". E porterà ad un riequilibrio per cui, fa l'esempio, "Una regione popolosa come la Lombardia passerà da due a quattro soprintendenze e una come il Lazio da due a tre”. “La nuova Soprintendenza unica, verrà articolata in sette aree funzionali (organizzazione e funzionamento; patrimonio archeologico; patrimonio storico e artistico; patrimonio architettonico; patrimonio demoetnoantropologico; paesaggio; educazione e ricerca) che garantiscono una visione complessiva dell'esercizio della tutela, assicurando anche la presenza delle specifiche professionalità”. Al centro ci sarà una sola Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, che garantirà il coordinamento delle Soprintendenze su tutto il territorio nazionale. Con un apposito interpello verrà individuato il Direttore generale (oggi le due Direzioni sono guidate da Gino Famiglietti e da Francesco Scoppola). Anche le Soprintendenze archivistiche diventano Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, risponderanno alla Direzione Generale Biblioteche e potranno avvalersi del personale delle biblioteche statali. Le novità proseguono con l’annuncio di altri 10 Musei e Parchi archeologici che verranno istituiti sul modello di gestione dei 20 Musei già operativi: il Complesso monumentale della Pilotta di Parma (che unificherà in un'unica gestione la Biblioteca palatina, la Galleria Nazionale, il Museo Archeologico Nazionale); i Musei delle Civiltà nel quartiere romano dell'Eur (che unificherà in una sola gestione il Museo Nazionale Preistorico e Etnografico, il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari e il Museo dell'Alto Medioevo); il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma); il Museo Nazionale Romano; il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare a Trieste; il Parco Archeologico dell'Appia Antica; il Parco archeologico dei Campi Flegrei (Bagnoli, Baia e Bacoli); il Parco archeologico di Ercolano; il Parco archeologico di Ostia Antica; Villa Adriana e Villa d'Este a Tivoli. Per questi, a breve, sarà avviata la selezione per l’individuazione dei 10 direttori.
 
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Libero Rossi
view post Posted on 23/1/2016, 10:42     +1   -1




Tomaso Montanari 20gen2016
La tutela sotto mobbing
Il mobbing è un persistente comportamento aggressivo, di natura psicofisica e verbale messo in atto dal datore di lavoro, o dal 'capo', contro un dipendente. Cioè esattamente quello che Dario Franceschini sta facendo con il personale tecnico-scientifico del suo ministero.
Come altro definire, se non mobbing, l'incomprensibile decisione di tornare – dopo pochi mesi – a riformare radicalmente la struttura centrale e periferica del Ministero, negando e sovvertendo i capisaldi della precedente riforma e gettando nello sconforto e nell'avvilimento le donne e gli uomini che difendono il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione?
A questo giro si sopprimono – con l'assenso inquietante e vergognoso del Consiglio Superiore dei Beni culturali – le soprintendenze archeologiche e la direzione centrale per l'archeologia, e si passa a soprintendenze uniche. Olistiche, come ama chiamarle qualche ciarliero cialtrone.

Intendiamoci: le soprintendenze uniche potevano avere un senso. Ma dovevano essere un obiettivo fin dall'inizio: non un aggiustamento maldestro fatto in corso d'opera e a costo zero. Si dovevano accompagnare a direzioni generali divise per funzione, e dovevano essere guidate a rotazione da funzionari dalla diversa competenza, e non affidate agli evanescenti ectoplasmi interdisciplinari che ora si vagheggiano, e che rischiano di essere i leggendari managers del patrimonio. Senza contare il vero e proprio caos che questa riforma della riforma provoca mescolando le competenze di soprintendenze, poli museali, segretariati regionali...

Una delle vere ragioni di questa imbarazzante contorsioneè recuperare posti dirigenziali per creare altri dieci musei e siti archeologici autonomi. Carne da valorizzazione, da rimettere presto a bando internazionale: per avere altri dieci fedeli terminali del potere politico. Con quali conseguenze? C'è, per esempio, da scommettere che vedremo presto l'Appia Antica consegnata armi e bagagli ad Autostrade.

Si riesce ad intravedere un fine più generale, in tutto questo caos? Le premesse delle bozze dei decreti dicono ufficialmente che tutto ciò servirebbe a evitare le conseguenze del silenzio assenso: che non è una pestilenza o un terremoto, ma una norma introdotta dallo stesso governo Renzi. A voce, poi, Franceschini dice che è un modo di arginare i danni della sottomissione delle soprintendenze alle prefetture: che è un'altra mostruosa disposizione della Legge Madia.

Che, invece, il fine sia quello di portare a termine la distruzione dell'apparato della tutela lo dimostra il fatto che ora passano agli istituti della valorizzazione (i musei autonomi) anche gli immobili in cui essi hanno sede: e pazienza se li condividono con le soprintendenze (si veda ad esempio il caso di Villa Giulia a Roma, dove convivono soprintendenza e museo). E non basta: si impone anche "il trasferimento [ai musei] di uffici, archivi, biblioteche, laboratori, spazi espositivi e depositi dei relativi musei e luoghi della cultura", fingendo di non sapere che tali strutture sono (erano) comuni a Soprintendenze e musei prima della riforma. E la Soprintendenza senza laboratori, biblioteche ed archivi, come lavora? Non lavora: et hoc erat in votis.

Non basta ancora. Si dispone anche che "con riguardo ai musei, alle aree e ai parchi archeologici, la consegna dei reperti presenti nei depositi e non ancora inventariati può essere differita a non oltre il 31 dicembre 2016, al fine di completare l'inventariazione; decorso tale termine, i beni sono trasferiti ai musei dotati di autonomia speciale o ai poli museali regionali e la relativa attività di inventariazione è svolta da detti istituti in cooperazione con le Soprintendenze competenti". Chi ha scritto questa norma davvero non è mai entrato in una soprintendenza o in un museo, e non ne ha mai visto le condizioni. Chi potrà mai inventariare e studiare entro il 31 dicembre 2016 le migliaia di cassette di materiali rinvenienti da scavo? E con quali risorse? E questi materiali a cosa servono nei musei? Il loro studio e la loro conoscenza servono alle soprintendenze per capire il territorio e costruire le carte del rischio archeologico. O meglio: servivano...
Sta di fatto che per ritrovare una paragonabile contrazione della tutela si deve tornare alla legge del 1923, che istituiva soprintendenze uniche: un assetto che dette pessimi risultati, e che fu radicalmente rivisto contestualmente alla legge del 1939. Per trovare, invece, la sottomissione dei soprintendenti ai prefetti bisogna risalire al 1860: cioè al caos immediatamente successivo all'Unità, poi velocemente superato perché fatale per la tutela.

In privato, Dario Franceschini dice che Matteo Renzi sta facendo l'impossibile per distruggere le soprintendenze e la tutela, e che lui invece fa il possibile per resistere, e per salvare le une e l'altra. Sembra ormai irrilevante capire se la seconda parte del discorso sia vera. La prima certamente lo è: perché è proprio questo il fine del mobbing, licenziare per sempre la tutela del nostro patrimonio culturale.

13gen2016
Le due porte del Mibact
Il Ministero per i Beni culturali è come il palazzo barocco di un prelato romano.
C'è lo scalone d'onore, da dove entrano gli ospiti di riguardo del cardinale Franceschini. A questo ceto appartengono coloro che vengono, di settimana in settimana, nominati nei consigli d'amministrazione dei musei italiani. Quando il processo era agli inizi ho scritto che questo modello iniziava «ad assomigliare a quello del cda della Rai»: ora che è quasi alla fine bisognerebbe paragonarlo al celebre bar di Guerre Stellari.
I nomi si leggono sul sito del Mibact. Oltre al cerchio magico di Franceschini, ci sono assessori alla cultura in carica, ex soprintendenti sotto inchiesta e responsabili dello sfascio del sistema, consiglieri di Stato (ma non ci sarà uno straccio di conflitto?), dirigenti comunali, avvocati d'affari. Poi c'è il soprintendente di Pompei (all'Archeologico di Napoli: evidentemente come fidato referente del ministro, altrimenti sarebbe stato nel comitato scientifico). E i renziani di ferro: a Brera Francesca Colombo, già inflitta alla guida del Maggio Musicale fiorentino (con esiti disastrosi), e alla Galleria Borghese c'è Giuliano Da Empoli, alter ego di Renzi e suo assessore alla cultura a Firenze. Per finire in gloria, ci sono anche il presidente e un membro del consiglio di Icom Italia: anche loro in un bel conflitto di interessi, visto il giudizio entusiastico dato da Icom su questa impresentabile riforma dei musei.

E questo è lo scalone d'onore. Poi c'è la porta posteriore: quella chedà sul vicolo maleodorante.

Da qui riescono a intrufolarsi i giovani archeologi, storici dell'arte, bibliotecari, archivisti e molti altri che si sono formati in anni di studio, spesso serissimo e duro. Entrano con contratti di ben nove mesi (in 60). O addirittura come «volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale per il Giubileo straordinario della Misericordia 2015/2016» (in 114).

Un «piccolo gruppo di archeologi, archivisti, bibliotecari, antropologi, esperti di diagnostica applicata ai beni culturali, storici dell’arte… studenti e laureati, lavoratori e in cerca di occupazione» ha dato vita al sito Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali. E lì commenta quest'ultimo bando nei seguenti termini: «Dopo aver lasciato che volontari venissero impiegati un po’ ovunque nel mondo dei beni culturali italiani, dopo aver lasciato per anni che fossero usati in diversi suoi istituti periferici, il Ministero si è deciso ad attraversare il guado senza alcuna vergogna: il Mibact assume volontari. Per 9 mesi, per il Giubileo Straordinario della Misericordia . Strana concezione di Misericordia, ben diversa anche da quella del Papa. Leggendo il bando siamo trasaliti, poi ci siamo arrabbiati. Arrabbiati non poco».

Ingrati: protestano, invece di baciare la mano cardinalizia che ha socchiuso il portone posteriore, quello sul vicolo. Perché «sempre allegri bisogna stare, ché il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale: diventan tristi se noi piangiam».
 
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