| Quei nudi in scatola
MICHELE SERRA
NESSUN dubbio che la vista di corpi nudi, ancorché di marmo, possa offendere un capo musulmano. Il problema è che quelle statue — proprio quelle, icone della classicità e poi modello dell’umanesimo — sono fondamento della cultura e della civiltà mediterranea e europea.
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ENESSUNA città come Roma è un habitat altrettanto naturale per quelle fisionomie umane. E dunque occultarle, come è stato fatto ai Musei Capitolini in occasione della visita del presidente Rouhani in Italia, equivale a occultare noi stessi. Valeva la pena, per non offendere il presidente dell’Iran, offendere noi stessi?
Evidentemente la gestione dell’offesa è il problema fondamentale — e allo stato attuale delle cose insolubile — tra Occidente e Islam. Lo ha dimostrato, in somma misura, la mostruosa strage di Charlie Hebdo. Anche se per ragioni opposte, molti occidentali si sentono profondamente turbati e offesi da leggi e usanze di alcune società islamiche, dalla lapidazione delle adultere all’occultamento integrale del corpo femminile. Il burqa è un carcere semovente. Ma non risulta che, in omaggio a un governante non islamico in visita, le autorità di quei Paesi abbiano chiesto alle donne con il burqa di non farsi vedere in giro oppure di levarselo per non offendere la sensibilità dell’ospite.
Con le dovute eccezioni, gli occidentali hanno imparato a gestire l’offesa. Forse per opportunismo, forse per tolleranza, forse per entrambe le ragioni, che vanno da
business is business — e dunque conviene chiudere un occhio sulle ferite inferte ai diritti civili in tante parti del mondo — fino all’effettiva acquisizione culturale del concetto di diversità: sei diverso da me, non condivido il tuo modo di vivere ma cerco di capirlo, di sopportarlo, comunque di non interferire più del sopportabile. Perché la convivenza tra diversi è parte integrante del mio modo di pensare e di vivere.
L’Islam, o almeno sue parti non trascurabili, no, non sa gestire l’offesa. Il rapporto con l’altro e con il differente non sembra figurare tra le facoltà di questi nostri simili così complicati da incontrare. Aiutarli è difficile. Se ne discute da molti anni, e nessuno può dire di avere la ricetta sicura. Ma non c’è dubbio che nascondere le nostre cose più preziose per non irritarli non li aiuta e anzi li conserva nella loro incapacità (rovinosa soprattutto per loro) di accettare la varietà del mondo, la potenza vitale della diversità di cultura e di mentalità. Per questo i nudi in scatola sollevano irritazione e malinconia: perché sono la strada sbagliata, cancellazione di connotati, censura di forme codificate nei secoli, umiliazione spacciata per senso di ospitalità, viltà militante di fronte a un interlocutore troppo importante per parlargli nascondendo la faccia.
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Sono la strada sbagliata, umiliazione spacciata per senso di ospitalità
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