| “Io stakanovista? È un complimento qui c’è tanto da fare” ANTONIO FERRARA CASERTA. Mauro Felicori, manager della cultura per tre decenni al Comune di Bologna, da ottobre è a Caserta. Chioma bianca, sposato, due figlie, nel capoluogo emiliano è stato capo del Dipartimento economia e promozione della città, animatore dell’Estate bolognese. Fu lui a portare nel 1980 “The Clash” a piazza Maggiore. Un passato da giornalista (in cronaca a “Paese Sera”), ha insegnato gestione dei beni culturali all’università. Alla Reggia di Caserta è arrivato a ottobre 2015 con il compito di fare del monumento vanvitelliano la Versailles italiana. Nelle settimane scorse ha predisposto il nuovo organigramma, distribuendo compiti e riorganizzando gli uffici. Ma la sua gestione non piace ad alcuni rappresentanti sindacali: di qui, l’invio di una dura nota al capo di gabinetto del ministro Dario Franceschini e ai vertici del ministero dei Beni e delle attività culturali con l’accusa di «mettere a rischio il monumento». Direttore Felicori, si aspettava le accuse? «Il primo fatto spiacevole è che scrivono ai miei superiori. Ne prendo atto, è uno schiaffo». Lavora troppo? «È un complimento, c’è tanto da fare qui che mi sento obbligato a lavorare molto. Lo richiede la situazione in cui si trova la Reggia, ma anche la comunità casertana che sta riscoprendo l’orgoglio civico. Sento una grande responsabilità». Lei resta fino a tardi in ufficio. C’è rischio per la Reggia? «Non c’è nessun pericolo per il monumento. Nessuno fa straordinari perché io resto fino a tardi. La Reggia è vigilata 24 ore su 24, sempre. Questa critica è un apprezzamento, sono fiero di dare tutto me stesso per questo incarico. C’è stata una divisione tra le sigle sindacali, penso e spero che non rappresenti il punto di vista dei lavoratori della Reggia, che mi hanno accolto bene e sono tutti motivati. La stragrande maggioranza dei dipendenti è attaccata al proprio lavoro». Renzi dice: la pacchia è finita. «I lavoratori sono stati lasciati soli, non sono stati seguiti, negli ultimi tempi il direttore stava a Napoli, e non per sua scelta, ovviamente. Io sono il primo che si sveglia la mattina e l’unico pensiero che ha è la Reggia, e tale resta fino a quando lascia il lavoro. Credo molto nell’esempio. Vedo tante persone motivate, c’è un forte cambiamento». Come esce l’immagine della pubblica amministrazione da questa vicenda? «La pubblica amministrazione è il personale che ci lavora. Alla Reggia c’è molto da fare. Pensi che sono più tranquillo per i lavori straordinari sui tetti e sulle facciate che per la pulizia del monumento o la manutenzione ordinaria. Il personale si sta mettendo in gioco per fare il bilancio, non abbiamo un ragioniere, tanti stanno imparando un mestiere nuovo, siamo un’azienda di persone». Nessuna autocritica? «Posso avere limiti sul lato organizzativo, sui bilanci. Mi ritengo un dirigente di idee. Detto questo, la cosa di cui vado più fiero è la nomina di Bologna Capitale europea della cultura nel 2000». Sulla sua pagina Facebook in tanti la vogliono candidare a sindaco di Caserta... «Di questo non parlo». Ma è un segno di stima. «Fa piacere. La Reggia è l’industria di Caserta. Sono un migrante per vocazione che si muove in senso inverso alla geopolitica. Come il mio amico Pier Maria Saccani, che è di Parma ed è il nuovo direttore del consorzio della mozzarella di bufala sempre qui a Caserta: e con lui vado spesso a cena. E mi chiedo: perché Monaco di Baviera sulla birra ha costruito un evento di rilevanza mondiale e a Caserta non si può fare un appuntamento incentrato sulla mozzarella di bufala?». ©
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