BNCR ovvero gli scontrinisti

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Libero Rossi
view post Posted on 14/4/2017, 05:08     +1   -1




Gli scontrinisti

Non buttare lo scontrino. Ora serve a pagare il lavoro. La nuova frontiera della precarietà è alla biblioteca nazionale di Roma

Federica, Alessandra Laura e Andrea non possono essere pagate direttamente alla Biblioteca nazionale di Roma. Lavorano ufficialmente da volontari, ma svolgono tutte le mansioni dei dipendenti: accoglienza, catalogazione, fornitura di materiali, libri ai tavoli. Sono pagati con un rimborso spese. Ma non con un accredito, come può accadere ad esempio per il servizio civile sempre più usato dall’amministrazione pubblica come sostituto del lavoro vero e proprio. Con gli scontrini. E’ un lavoro nel lavoro: raccogliere gli scontrini dal bar della biblioteca. Chiedono ai dipendenti “ufficiali” della stessa di cedergli i propri. E’ il lavoro di pollicino: giornate passate a raccogliere gli scontrini-mollichine di pane. Per mettere da parte 400 euro al mese per 24 ore di lavoro settimanale erogato attraverso una cooperativa che presta il lavoro volontario alla biblioteca più grande d’Italia. Questo è un altro modo che lo Stato usa aggirare il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, e non solo nei beni culturali. Dopo i voucheristi, ci sono loro. È la nuova frontiera del precariato: il lavoro a scontrino senza contributi, né tutele: turni, rientri, ferie, malattie, infortuni, maternità o pensione.

La biblioteca nazionale sta incubando il futuro. Considerata la fame selvaggia per lo sfruttamento bestiale che c’è in Italia, questa è un’esperienza da raccontare di nuovo. Perché presto potrebbe essere di tutti.

La prima volta che sono entrato in contatto le storie di Federica, Alessandra Laura e Andrea è stata nel maggio di tre anni fa, in occasione di un’inchiestasulla biblioteca nazionale. Le ragazze e i ragazzi si confondono con gli utenti, in maggioranza studenti, che si alternano ai banconi, nella gigantesca hall, camminano tra gli scaffali aperti o leggono libri e microfilm in una delle sale luminose del piano terra. Poche settimane fa, in occasione dell’inizio della campagna referendaria contro i voucher, il Nidil Cgil ha ripescato questa storia.

«Abbiamo chiesto in varie occasioni di incontrare il direttore della Biblioteca, ma appunto in quanto “volontari” ci ha fatto rispondere che non abbiamo diritto a una interlocuzione. La stessa risposta ci è stata data quando abbiamo chiesto di incontrare il Ministro dei Beni Culturali. Siamo fantasmi eppure lavoriamo come tutti i dipendenti» hanno confermato.

Negli ultimi tre anni Federica, Alessandra Laura e Andrea hanno continuato a lavorare a scontrino insieme ad almeno altre decine di persone, presumibilmente a rotazione. La loro storia è riemersa, dopo l’articolo su Il Manifesto, in forma d’arte, a Perugia dove, dal 7 al 9 aprile, i loro volti sono stati esposti in un’istallazione creata dall’artista Francesco Capponi.

“I ritratti di Federica, Alessandra, Laura e Andrea sono stati stampati allo stesso modo in cui vengono stampati gli scontrini, ciascun volto si compone di 100 scontrini usati stampati uno ad uno e col passare del tempo ogni volto svanirà progressivamente e apparirà un mosaico di cento foglietti bianchi, scomparsi dalla memoria come scomparsi sono quotidianamente i loro diritti. Non un giorno di retribuzione dignitosa per aver consentito da anni, col proprio lavoro, che la più importante biblioteca pubblica italiana potesse aprire e garantire a tutti di accedere alla cultura” ha scritto Capponi.

Roberto Ceccarelli
 
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