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| Dal tempo delle scuole elementari ci dicono che a Natale bisogna essere più buoni, “christmally correct”, cioè un po’ ipocriti, pure. E chi l’ha detto? Dove sta scritto? A parte che del vero Natale s’è perso il significato cristiano, se questa ricorrenza induce a dilapidare la tredicesima comprando inezie, o a bivaccare in casa per ingozzarsi schiamazzando coi parenti serpenti durante una patetica tombolata. Detto fra noi, mi sarei alquanto rotto le scatole di essere buono, a Natale, di sprecare quarti d’ora sulla tastiera del mio cellulare “Uozzàp” a mandare messaggi augurali a tutti (e de che?), pure a coloro che ignoro durante tutto l’hanno. Baci e abbracci? Tu si e a te che non ti vedo mai no, quindi vedi di starmi alla larga tornando nel dimenticatoio. Se per molti il Natale è diventato una festa godereccia e basta, dimenticando che Gesù nacque proprio per portare la luce attraverso le nostre tenebre e per scaldare i nostri cuori pietrificati, allora, in maniera molto “pagana”, auguro un cattivo, un pessimo natale a tutti quei farabutti/e (classe politica e non) che hanno rovinato l’Italia e che ci stanno rendendo la vita sempre più difficile, se non grama per molti sfortunati. Ai farabutti/e, quindi, non perdono nulla delle loro malefatte ed il più tenue dei pensieri sulle feste natalizie passate attovagliati davanti al loro immeritato / rubato cenone è quello che possano essere adocchiati e prescelti da Montezuma per la nota maledizione dei bradisismi intestinali. A loro auguri "aztechi", quindi.
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