| Un noto programma di Chiambretti qualche anno fa sdoganava le "marchette" in una intelligente operazione pubblicitaria. Il colpo di teatro era proporre di volta in volta personaggi noti o meno che si promuovevano liberamente con le loro autenticità o bizzarrie. Altra cosa è chiamarsi Achille Lauro, nome preso a prestito da un rapper figlio di un noto magistrato,che ha scimmiottato nella passata edizione il mito della ricchezza con Rolls Royce) ed ancora quest'anno si è riproposto in una provocazione fasulla ed inutile citando una brutta copia di David Bowie. Il 7Oesimo Festival di Sanremo ha certo brillato per la simpatia e la semplicità di Amadeus, mai sopra le righe, che ha duettato con l'alter ego ed amico Fiorello in una ineccepibile performance. Ma in questo show, un contenitore ricco di sorprese con contenuti talvolta provocatori, talatra significativi, non tutto è stato autentico o piacevole. La denuncia contro la violenza sulle donne, contro il bullismo ed i pregiudizi omofobi hanno certo rappresentato momenti alti ed importanti dello show. Così come singolare è apparso il monologo canoro di Morgan che pure è stato il risultato di un protagonismo malato. È chiaro che tutto questo coincide con l'andante "purché se ne parli"... Tuttavia non riesco a comprendere, nello show trasformista di Achille Lauro, quale sia il motivo dell'interesse suscitato. Il trasformismo di Bowie, al quale Lauro si riferisce indebitamente, non era certo un cambio d'abito alla Bergonzoni, che pure è un artista totale, ma una vera rivoluzione ideogica che in tempi non sospetti proietto'l'ambiguità di genere in un universo glamour e futuro. Bowie era un precursore, un artista a 360 gradi che ha realmente anticipato i tempi, tutt'altra storia gli Emoticon attaccati alle espressioni di Sanremo ed ai figli di papà che li rappresentano. Achille Lauro si è semplicemente moltiplicato in una serie caleidoscopica di se indossando abiti ridicoli o orripilanti che nulla avevano in comune con il mitico Bowie se non una irrefrenabile voglia di visibilità. Voglia sconfesssata dalle idiozie pronunciate a casaccio dal cantante che sembra, quando apre bocca, un povero imbecille, fosse altro che per il tentativo di lucrare sulla sua idiozia. Magari coltivasse il dono dell'invisibilita', che nelle corde di chi non ha nulla da dire è una vera risorsa! Insomma io credo che nei luoghi di incontro "arcobaleno" ci siano persone molto più interessanti e profonde di Achille Lauro, magari più originali ed eleganti nel presentarsi e sono convinta che il rapper poteva tranquillamente risparmiarci il nome ingombrante e la sua stupida autocelebrazione degna di una subrettina alla Lisa Fusco, di certo più artistica perché caricatura di sé stessa, così come poteva risparmiarsi il cattivo gusto fine a sé stesso che vende solo cloni di un irrazionale egocentrismo. Quell'egocentrismo che gravita intorno a miti fasulli come quelli che li interpretano, degnamente definiti da Piero Chiambretti:"marchette".
Edited by Sunny day - 11/2/2020, 07:53
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