Bugiardi patologici, 5G. A che punto siamo - Da Rivista Natura

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view post Posted on 3/5/2020, 15:39     +1   -1

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NUOVE TECNOLOGIE / SECONDA PUNTATA
5G, cosa dice la ricerca
5G, cosa dice la ricercafoto Lisic/shutterstock.com
Armando Gariboldi

Cosa ne pensa il mondo della ricerca sui potenziali effetti del 5G sulla salute? Dopo aver spiegato nella prima puntata le caratteristiche della tecnologia di quinta generazione per la telefonia mobile, vediamo che opinioni hanno i ricercatori.

Il principio di precauzione
Oggi sono almeno 10.000 gli studi che supportano il principio di precauzione (perfino il 27% di quelli finanziati dalle aziende della telefonia). Inoltre, un sempre maggior numero di studiosi si sta schierando per un approccio cautelativo pur con atteggiamenti meno intransigenti rispetto, per esempio, a quelli di Olle Johansson, neuroscienziato del Karolinska Institute, che ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza è “schiacciante”.
Peraltro, va detto che oggi gli studi specifici sulle radiofrequenze prodotte dal 5G sono solo all’inizio, trattandosi di una tecnologia nuovissima.

Le ricerche sugli effetti del 2G, 3G e 4G
Tuttavia, esistono già svariate centinaia di ricerche scientificamente riconosciute sugli effetti dei 2G, 3G e anche 4G.

Tra queste, segnaliamo quelle prodotte dal National Toxicology Program americano, che nel novembre 2018 ha diffuso il rapporto finale di uno studio su animali, dal quale è emersa una «chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppano rari tumori delle cellule nervose del cuore». Il rapporto aggiunge anche che esistono «alcune evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali».

Pochi mesi prima, nel marzo 2018, proprio in Italia venivano diffusi i risultati dello studio dall’Istituto Ramazzini (Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni) di Bologna, che ha considerato esposizioni alle radiofrequenze della telefonia mobile mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio statunitense, riscontrando gli stessi tipi di cancro. «Una coincidenza tra studi osservazionali e sperimentali a migliaia di chilometri di distanza non può essere dovuta al caso. Nei forti utilizzatori di cellulari sono state colpite le aree temporale e frontale, quelle più coinvolte durante l’uso del telefonino» ha fatto notare Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Area Ricerca dell’Istituto Ramazzini e responsabile dello studio italiano, considerata oggi uno dei ricercatori che più si sono esposti nell’invocare il principio di precauzione nei confronti del 5G.

Cosa dice il mondo della ricerca italiana
Quindi il mondo della ricerca italiana è contro il 5G? Non proprio. In un’audizione alla Camera sulla questione, gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dell’agenzia della OMS per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti hanno messo in discussione proprio i due studi citati dal Movimento Stop5G e da altre associazioni nate in Italia per contrastare l’arrivo del 5G. Il motivo è che le potenze utilizzate nei due studi sono molto più elevate rispetto a quelle a cui saremo esposti per via di antenne e cellulari, che produrranno onde molto meno potenti e, quindi, meno penetranti e meno dannose.

Opinioni contrastanti
Motivo per il quale il sistema necessiterà dell’installazione di una rete di celle molto più piccole e capillari, le cosiddette “small cells”, rispetto a quelle attuali. In particolare, Alessandro Polichetti, dell’ISS, ha fatto notare che l’Agenzia europea per la ricerca sul cancro (IARC) classifica i campi elettromagnetici a radiofrequenza nel gruppo dei “possibili cancerogeni”, ovvero quei fattori per cui si sospettano degli effetti dannosi, ma di cui non esistono ancora prove a riguardo. Tutti gli scienziati sono peraltro concordi che ancora non esistono sufficienti studi epidemiologici sugli effetti del 5G sulla salute umana. Tuttavia, mentre per molti ricercatori, come appunto Fiorella Belpoggi, ciò dovrebbe essere un motivo in più per applicare un sacrosanto principio di precauzione, ovvero non installare questa tecnologica fino a quando non saremo sicuri dei suoi effetti (nel mondo sono più di 200 gli scienziati indipendenti che, guidati dall’oncologo svedese Lennart Hardell, hanno sottoscritto un appello per una moratoria del 5G), per altri tecnici, come Polichetti, ciò non sarebbe necessario, in quanto le caratteristiche intrinseche del sistema indicherebbero un rischio addirittura inferiore rispetto alle precedenti tecnologie. Peraltro gli stessi tecnici e ricercatori che lavorano per le multinazionali delle telecomunicazioni, pur ammettendo che non ci sono sufficienti evidenze che le radiazioni del 5G sono innocue, ribattono che, secondo loro, non sono sufficienti e convincenti neppure le prove che esse sono dannose. Insomma nella migliore delle ipotesi si ammette che non vi sono ancora evidenze su niente, ma si procede in ogni caso con il programma.

Una questione di democrazia
Accanto agli aspetti legati alla salute e ai possibili impatti sull’ambiente (come il già citato taglio degli alberi, ma anche come strane morie di uccelli e di api in prossimità delle antenne più potenti) vi è però un’altra questione che inquieta non poco gli oppositori del 5G: la sua imposizione alla cittadinanza senza nessuna consultazione, ma anche senza nessun reale controllo preventivo. Per qualsiasi prodotto che si pensa possa avere anche solo ipotetici impatti sulla salute vi sono, a livello mondiale e nazionale, normative da rispettare e le industrie sono obbligate a produrre studi aggiornati sulle valutazioni del rischio (si pensi all’industria chimica ma, anche a quella automobilistica).

È bastata una delibera
Per la telefonia, invece, non è richiesto nulla di tutto ciò. È bastata una delibera dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e, da gennaio sono state impiantate le prime antenne, mentre a Roma sono in corso di installazione 200.000 lampioni wireless predisposti anche per tale tecnologia. Il nostro governo pensa solo ad incassare i soldi della concessione delle frequenze alle varie compagnie, che peraltro sarà meno della metà di quanto lo Stato incassò nel 2000 per il 3G (13,6 miliardi). E l’Italia appare sempre più come una sorta di “Paese-laboratorio” dell’Occidente, dove testare nuovi sistemi e tecnologie.

In Belgio ha vinto il principio di precauzione
Invece, proprio per la carenza di studi specifici sugli effetti, il Belgio per ora ha rifiutato la tecnologia 5G in nome del principio di precauzione, mentre la Svizzera ha chiesto di sospendere o rallentare le nuove installazioni.

In Italia, molti sindaci stanno dichiarando il proprio territorio comunale “5G Free”, soprattutto dopo aver scoperto di essere nell’elenco dei 120 comuni “sperimentali” senza essere stati preventivamente avvisati (come il comune di Cogne, in pieno Parco Nazionale del Gran Paradiso). Come detto in Italia il settore della telefonia è oggi una sorta di zona franca. Forse perché le onde elettromagnetiche non si vedono? Eppure Fiorella Belpoggi del Ramazzini ricorda che «amianto, fumo di tabacco, benzene, formaldeide e altre sostanze hanno mostrato cancerogenicità in studi decenni prima che si prendessero provvedimenti restrittivi, fino al bando».

Un augurio
Sarebbe dunque il caso di non fare così anche per il 5G. Purtroppo in un Paese come il nostro, dove spesso chi governa appare inadeguato ad affrontare sfide complesse e dove il peso delle lobby è sempre molto forte, i cittadini dovranno organizzarsi sempre di più e vigilare sul rispetto, non solo dei parametri minimi di sicurezza, ma anche su quei valori di democrazia e trasparenza su cui si fonda la Repubblica italiana.



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view post Posted on 14/5/2020, 00:43     +1   -1

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Ritorniamo all'argomento principale, chi sono i bugiardi patologici? Quelli che non riescono a fare a meno della falsità. E cosa avviene quando si inciampa in questa patologia? Succede che dall'affezione si passa alla deformazione cronica della verità, ad esempio se la bugia diviene predominante la realtà è snaturata in qualcosa di irreale di cui, magari, si finisce per essere convinti. Ecco, è il caso della stampa, non tutta, per fortuna! Si ha la netta sensazione che un gran numero di testate siano state svendute a qualche spregiudicato editore che fa parlare tutti con lo stesso linguaggio. Nel caso del "Giornale" ad esempio, diretto da quel gran furbo di Minzolini (che dopo aver derubato la Rai ed essere stato indagato, è passato non a caso e per suo comodo all'opposizione), trovo molte similitudini con certa carta straccia che impropriamente definiscono quotidiani. Vorrei citare quella più prolifica in quanto a fake news o articoli, così assurdi e velenosi da apparire ridicoli. Tra gli appartenenti a questo gruppo Libero Quotidiano, la Verità, che di vero non ha proprio nulla ed appunto il Giornale
e tra quelli apparentemente più moderati e meno stupidi il Foglio. Bene, tra questi giornali, che si caratterizzano per gli articoli scritti ad hoc per fungere da ariete per chissà quale cricca di potenti, appaiono quelli che una mirata pubblicità berlusconiana definisce stampa seria, salvo mostrare la solita espressione del potere, quella che compra giornalisti anche insospettabili e meno ignoranti di altri, per asservirli alla politica. Giornalisti tutti allineati sotto l'egida monocolore di chi non ha davvero niente da dire e che ascolta solo la propria voce. Per meglio comprendere le testate alle quali mi riferisco, basta ascoltare lo spot sulla cosiddetta stampa seria citata nei canali Mediaset, che sciorina orgogliosamente tutta la sua sudditanza. E no, non siamo in preda ad una allucinazione collettiva, purtroppo stiamo assistendo ad una sorta di epidemia, giusto per parlare ancora di virus, che diffonde cronaca e news "Al di là della realtà", per me soporifere quanto un sonnifero perché prive di qualsiasi riscontro o interesse, ma tutt'altro che rassicuranti. E che oltretutto, disonorano la memoria di quei giornalisti che come Giancarlo Siani hanno dato la vita in nome della verità. Al contrario, quello che leggiamo è un vero incubo se pensiamo alla poca attendibilità di certi articoli...Basta leggere la rassegna stampa di alcune trasmissioni per rendersi conto che proliferano quotidiani chiaramente schierati da una parte, quella che ha moltiplicato i diffusori di balle ed appiattito le menti migliori. La stessa che scrive articoli senza anima, fatti per ammaestrare nuovi polli e per attirare l'attenzione su particolari irrilevanti, come i capelli della Botteri o la mise di un personaggio pubblico da screditare. La stessa morbosità e stupidità che dilagano nei trafiletti-trappola degli IPhone adoperati per studiare e carpire gli orientamenti individuali.
Quotidiani imbevuti di volgarità ed aggressioni che nulla hanno a che vedere con la Cronaca, è recente il caso del leghista che ha definito Silvia Romano terrorista e cosa più grave, ha detto che riprendeva parole de "La Repubblica". È possibile che il giornalismo di razza e la libertà di stampa siano andati a farsi benedire? Tutto questo ha un senso se l'intellighenzia è piegata ad interessi economici, dato che anche in questo caso il quotidiano di cui si tratta, la Repubblica, è passato in mani sospette. E che qualcuno, intimorito da chi scrive con onestà, abbia deciso di utilizzare le informazioni come una sorta di dittatura ideologica, cancellando del tutto la libertà di stampa. È triste vedere quanto questo mortifichi la stessa programmazione televisiva, con giornalisti di valore relegati alla seconda serata. C'è da aggiungere che chi teme il sano confronto, oltre che confuso, mostra scarsa intelligenza. Con questo mi riferisco appunto a quella editoria che definivo, con un eufemismo, spregiudicata. Per concludere al momento direi che esistono tre categorie di quotidiani: quelli che sono esclusivamente incentrati sullo spetteguless, i cosiddetti giornali delle "comari", che utilizzano quel tipo di giornalisti dai titoli di studio comprati con i punti fedeltà, tipo il Trota e che provengono direttamente dai talk show. Quelli moderatamente aggressivi che in qualche modo si sforzano di fare un minimo di buon giornalismo, come Il Foglio e quelli che si occupano di politica economica, lavoro svolto in piena efficienza, ma ovviamente ipercritici nei confronti del nostro sistema perché protesi strumentalmente verso quello che muove il mercato economico e che fa trend. A questa rosa di eletti si aggiungono i nuovi acquisti, come la Repubblica, ineccepibile nella redazione degli articoli ma sicuramente acquisita dal nuovo relativismo di potere. Inutile aggiungere che in questo quadro desolante sussiste la chiara violazione del "diritto alla cronaca" dei cittadini, bombardati dalle informazioni dei pennivendoli, che galleggiano in questo mare magnum di imbecillita' pur di sopravvivere. Anche se questi giornalisti per quanto profumatamente pagati,finiranno per nutrirsi, come avidi bulimici, della loro visione distorta della realtà. Ma è lo scotto da pagare per aver creato e far parte di un mondo parallelo, dove il tuo avatar ha il sopravvento... Gran brutto epilogo, ahimè!

Edited by Sunny day - 16/5/2020, 20:23
 
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view post Posted on 17/5/2020, 18:52     +1   -1

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Gad Lerner ha deciso di lasciare "La Repubblica". Il giornalista ha difatti dichiarato che nel breve arco di tempo seguito ai cambiamenti, il quotidiano non è
più lo stesso. Vorrei che altri degni esponenti del giornalismo voltassero le spalle a quella pche oggi appare come la fiera della mediocrità. La cronaca si traduce in omologazione e servilismo. Ed ormai è più facile leggere tra le righe, quale che sia il persuasore occulto, che tra le pagine di una stampa credibile. Faccio un esempio: oggi ho letto l'ennesimo articolo del Giornale. Davvero molto furbo, la tecnica è quella di inserire qualche riga a difesa di Silvia Romano eppoi bla bla, una serie di argomentazioni contro la violenza verbale nel web. Dunque temi ricorrenti e "popolari" per poi inserire, alla fine della prosopopea simildemocratica, un attacco a sorpresa, quest'ultimo una vera e propria apologia del cosiddetto "Governatore" della Lombardia Fontana. Purtroppo non ho avuto modo di verificare l'articolo da chi fosse firmato ma ricordo perfettamente che sullo sfondo della fotografia nella stessa pagina, si leggevano a caratteri cubitali le scritte sulle mura lombarde "Fontana assassino". Una apoteosi paradossale che ha evidenziato la pochezza d giornalista, già smentito dalla foto. L'autore dell'articolo ha abilmente tergiversato, traducendo le accuse ben note a tutti fatte a Fontana, ritenuto responsabile a furor di popolo di aver sottovalutato le prime avvisaglie dell' epidemia, declassandola a banale influenza. Inoltre ha attribuito le parole di Fontana a Zingaretti & C., una roba da denuncia! E non capisco perché quelli che più attizzano il fuoco dell'odio e dell'intolleranza, senza lesinare abbondanti dosi di superficialità, si preoccupino poi delle accuse del web contro di loro, dato che la regia dei nasuti Pinocchi non sempre sortisce gli effetti desiderati. Si riprende lo sconvolgente argomento della "sospensione della credibilità" introducendo in un argomento vero una autentica fesseria. È così che funziona la stampa seria? Siamo al punto che bisogna trattenersi dall'esprimere parole compiute e concetti sensati, perché qualche manipolatore si proverà a plagiarli a proprio uso. Eppoi spiegatemi questa storia anacronistica dei Governatori, che qualcuno creda di essere in Messico ai tempi di Zorro? Dietro ogni bugiardo si può scorgere la manina fatata dell'ammaestratore. Meditate, gente, meditate....

Edited by Sunny day - 17/5/2020, 20:48
 
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